Facciamo un passo indietro...
Erano state donate a mia mamma alla fine degli anni '60, da una persona che aveva fatto un viaggio in Giappone. Io avevo ricevuto questa, anche lei con il suo bel kimono di seta e le sue sopracciglia dipinte, come una vera geisha.
Mentre prendono forma l'ispirazione e un progetto, mi rendo conto via via che della geisha non so nulla, se non l'idea occidentale che ne abbiamo tutti. Mi addentro con rispetto cercando d'imparare e di capire, per quel che posso, così il centro della quantità di informazioni da cui mi lascio avvolgere si traduce in una sola parola: grazia.
C'è un'infinità di grazia in ogni suo gesto, quanta ne manca in tutto il resto del mondo.
Ho cercato di prenderne un pizzico e regalarla a questa torta.
La torta geisha doll nasce come completamento di altri due post, a comporre una "trilogia" dedicata al Giappone.
Iniziando questo lavoro, ho cercato di capire qualcosa di più anche sulle geisha dolls. In pratica sono prodotte ancora oggi, ma queste sembrano particolarmente raffinate e in più rappresentano due maiko, caratteristica ritenuta rara per questo genere di oggetto. Le maiko sono le giovani apprendiste geisha, hanno come segno distintivo il colletto rosso, finché non diventano geiko, ovvero geisha, cioè artiste, donne esperte nell'arte della danza, canto e musica. Quando le maiko sono abbastanza adulte e preparate, allora attraverso l'Erikae, la cerimonia del cambio del colletto che da rosso si fa bianco, diventano geisha.
Sono rimasta a lungo indecisa su quale delle due rappresentare. Sono entrambe bellissime, realizzate in seta e ricche di delicati particolari.
La prima ha una grazia indescrivibile nel trattenere tra le dita il suo tamburo a clessidra e ha un viso molto particolare.
Ed eccola terminata:
C'è un'infinità di grazia in ogni suo gesto, quanta ne manca in tutto il resto del mondo.
Ho cercato di prenderne un pizzico e regalarla a questa torta.
La torta geisha doll nasce come completamento di altri due post, a comporre una "trilogia" dedicata al Giappone.
Il primo post era totalmente dedicato al tè verde, mentre il secondo aveva avuto come tema una torta giardino, con una piccola casa da tè e i suoi dintorni. Non poteva che mancare una geisha a questo punto, in tutta la gentilezza del suo ruolo proprio nella cerimonia del tè.
Sono rimasta a lungo indecisa su quale delle due rappresentare. Sono entrambe bellissime, realizzate in seta e ricche di delicati particolari.
La prima ha una grazia indescrivibile nel trattenere tra le dita il suo tamburo a clessidra e ha un viso molto particolare.
La seconda alla fine mi ha attratto di più, per la ricchezza dell'acconciatura e del vestito. E' incompleta, manca il suo graziosissimo ombrellino arancione, che ricordo bene (temo di essere stata responsabile della sua sparizione, da piccola...), ma ho preferito riprodurla così com'è oggi.
L'abito è in una seta meravigliosa: motivi geometrici e floreali sono mescolati sapientemente, secondo il gusto del periodo.
Ho affrontato per prima la testa: mi preoccupava molto, perché non sono pratica di modellato. Una difficoltà in più era data dall'uso del cioccolato plastico (utilizzato per tutto il rivestimento della torta). Adoro lavorarlo, ma ha un grosso limite: si scioglie in mano per via del calore ed obbliga a staccare continuamente le dita dal lavoro, altrimenti diventa una massa informe...
All'interno c'è una torta alla panna.
Questa è la torta rivestita, prima di essere dipinta con colori alimentari.
Ed eccola terminata:
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Resto sempre incantata dalla tua bravura e dal tuo coraggio...ma questa volta sono veramente senza parole! Conosco esattamente quanto e quale tipo lavoro sta dietro alla realizzazione di un soggetto così elaborato, ancor più visto il materiale utilizzato, e ti faccio i miei (ennesimi, sinceri ) complimenti per questo capolavoro di cioccolato!!!!! Sei grande!!! Grandissima!!!
RispondiEliminaGrazie di cuore Caterina! :-)
EliminaNoooooooooooo.......comment!! Ma come fai???
RispondiEliminaCon santa pazienza... :-)
EliminaSei una vera artista!
RispondiEliminaComplimenti.
sandra